L'articolo si basa su di un discorso tenuto pubblicamente da S.N. Goenka a Berna, Svizzera, nel 1980.
Tutti noi cerchiamo pace e armonia, perché questo è ciò che manca alla nostra vita. Di tanto in tanto tutti noi sperimentiamo agitazione, irritazione, disarmonia. E quando soffriamo per queste miserie, non le limitiamo a noi stessi; spesso le distribuiamo anche agli altri. L'infelicità pervade l'atmosfera attorno a chi è miserabile e anche tutti quelli che vengono in contatto con questa persona ne vengono afflitti. Certamente questo non è un modo pratico di vivere.
Dovremmo vivere in pace con noi stessi e con gli altri. Dopotutto l'essere umano è un essere sociale; deve far parte della società e avere a che fare con gli altri. Ma come possiamo vivere in pace? Come possiamo rimanere in armonia dentro noi e mantenere attorno a noi pace e armonia in modo che anche gli altri possano vivere in modo pacifico e armonioso?
Per poter essere sollevati dalla nostra miseria, dobbiamo conoscerne la ragione di base, la causa della sofferenza. Se esaminiamo il problema, ci appare chiaro che quando iniziamo a generare nella mente una qualche negatività o impurità, siamo destinati a divenire infelici. Negatività e impurità nella mente non possono coesistere con pace e armonia.
Come iniziamo a generare negatività? Ancora, investigando, la cosa diviene chiara. Diventiamo tesi e infelici quando troviamo qualcuno che si comporta in un modo che non ci piace, o quando scopriamo che sta succedendo qualcosa che non è di nostro gradimento. Succedono cose indesiderate e cominciamo a creare tensione dentro di noi. Non accade ciò che desideriamo, sulla nostra strada sorgono degli ostacoli, e di nuovo generiamo tensione in noi stessi; creiamo dei nodi dentro di noi. E nel corso della vita continuano ad accadere cose indesiderate, ciò che vogliamo potrà avverarsi oppure no, e questo processo di reazione, di creare nodi - nodi gordiani - fa sì che l’intera nostra struttura mentale e fisica divenga così tesa, così piena di negatività che la vita diventa miserabile.
Ora, un modo per risolvere il problema è di organizzare le cose in modo che nulla di indesiderato avvenga mai e che tutto vada esattamente così come lo vogliamo. Dovremmo sviluppare il potere di far sì che le cose indesiderate non accadano e invece accada solo ciò che desideriamo, oppure qualcun altro che venga in nostro aiuto dovrebbe avere questo potere. Ma ciò non è possibile. Non esiste nessuno al mondo i cui desideri vengano sempre esauditi, a cui tutto accada secondo i propri voleri, senza mai nulla di indesiderato. Continueranno a verificarsi fatti e situazioni contrari ai nostri desideri e ai nostri voleri. Così sorge la domanda: come possiamo non reagire ciecamente di fronte a queste cose indesiderate? Come possiamo non creare tensioni e rimanere in pace e in armonia?
In India ed in altri paesi persone sagge e sante del passato hanno studiato questo problema, il problema della sofferenza umana, e hanno trovato una soluzione: se qualcosa di indesiderato accade e si inizia a reagire generando collera, paura o qualsiasi negatività, allora, appena è possibile, si deve spostare la propria attenzione su qualcos'altro. Per esempio ci si alza, si prende un bicchiere d'acqua, si beve; la collera non potrà moltiplicarsi e comincerà a placarsi. Oppure ci si mette a contare: uno, due, tre, quattro; oppure si comincia a ripetere una parola, o una frase, o un mantra, magari il nome di una divinità o di una persona santa a cui si è devoti - e così la mente si svia e, fino ad un certo punto, ci si libera dalla negatività, dalla rabbia.
Questa soluzione è stata utile; ha funzionato e funziona ancora. Così facendo, la mente si sente libera dall'agitazione. Tuttavia questa soluzione funziona solo a livello conscio. In effetti, sviando l'attenzione, si spinge la negatività nel profondo dell'inconscio e a quel livello le stesse impurità continuano a prodursi e a moltiplicarsi. Alla superficie c'è uno strato di pace ed armonia, ma nel profondo della mente giace un vulcano addormentato di negatività rimossa che prima o poi esploderà con una violenta eruzione.
Altri esploratori della verità interiore si sono spinti più lontano nella loro ricerca: sperimentando all'interno di se stessi la realtà della mente e della materia, compresero che sviare l'attenzione è solo un modo di sfuggire al problema. La fuga non è una soluzione: occorre affrontare il problema. Ogni volta che della negatività sorge nella mente, semplicemente osservatela, affrontatela. Non appena ci si mette a osservare un’impurità mentale, essa inizia a perdere forza. Gradualmente si affievolisce e viene sradicata.
Una buona soluzione che evita entrambi gli estremi: soppressione e libera manifestazione. Il mantenere la negatività nell'inconscio non la sradicherà; d’altra parte, permettendole di manifestarsi nell'azione fisica o verbale, si creeranno soltanto nuovi problemi. Invece, se si osserva semplicemente, l’impurità svanisce e la negatività viene estirpata. Siamo liberi dell’impurità.
Sembra magnifico, ma è veramente realistico? Non è facile fronteggiare le proprie impurità. Quando la collera sorge, essa ci travolge così rapidamente che neppure ce ne accorgiamo. Poi, sopraffatti dalla rabbia, commettiamo azioni fisiche o verbali che sono dannose per noi e per gli altri. E più tardi, quando la collera è passata, ci lamentiamo e ci pentiamo, chiedendo scusa a questa o quella persona, oppure a Dio: “Ho sbagliato, ti prego, perdonami”. Ma la volta seguente, in una situazione simile, reagiamo di nuovo allo stesso modo. Tutto questo pentirsi non ci aiuta per niente.
La difficoltà è che non siamo consapevoli di quando ha inizio una negatività. Incomincia in profondità, nella mente inconscia, e quando raggiunge il livello conscio ha acquistato una forza tale che ci travolge e non riusciamo a osservarla.
Supponiamo che io assuma un segretario privato che mi avverta quando la collera ha inizio: "Attento, sta iniziando la collera!" Ma dato che non posso sapere quando la collera può incominciare, dovrei disporre di tre segretari privati per tre diversi turni di lavoro, 24 ore su 24! Ma diciamo che me lo possa permettere. Ora la collera ha inizio, e immediatamente il segretario mi avvisa: “Attenzione, sta iniziando la collera!” La prima cosa che farei sarebbe di rimproverarlo: "Sciocco, pensi di essere pagato per insegnare a me?" Sarei così sconvolto dalla collera che nessun consiglio mi potrebbe aiutare.
Ma mettiamo che invece prevalga il buon senso e che non lo rimproveri; anzi, che gli dica: "Tante grazie, ora devo sedermi ed osservare la mia rabbia". Ma è possibile? Non appena chiudo gli occhi e cerco di osservarla, nella mia mente si presenta immediatamente l'oggetto della mia rabbia - la persona o la situazione che le ha dato inizio. Ma allora non sto osservando la rabbia stessa. Sto solo osservando lo stimolo esterno di quell’emozione. Questo non farà che moltiplicare la collera, il che non è certo una soluzione. È molto difficile osservare una negatività astratta, un'emozione astratta, separata dall'oggetto esterno che l'ha provocata.
Ma una persona che è giunta alla verità ultima ha trovato una vera soluzione. Scoprì che, quando nella mente sorge un’impurità, simultaneamente a livello fisico iniziano a succedere due cose. Una è che il respiro perde il suo ritmo normale. Ogni volta che nella mente appare una negatività, si inizia a respirare più forte. Ciò è facile da osservare. A un livello più sottile, cominciano delle reazioni biochimiche all'interno del corpo, delle sensazioni. Ogni impurità genererà sensazioni di questo o quel tipo in una qualche parte del corpo.
Ecco allora una soluzione pratica. Una persona normale non riesce ad osservare le impurità astratte della mente: paura, collera o passione astratte. Ma con un allenamento e una pratica adeguati, diventa molto semplice osservare il respiro e le sensazioni nel corpo, che sono entrambe collegate direttamente con le impurità mentali.
La respirazione e le sensazioni aiuteranno in due modi. In primo luogo faranno da segretari privati. Non appena sorge un’impurità nella mente, il respiro perde la sua normalità e avverte: "Attenzione, c'è qualcosa che non va!" E non possiamo rimproverare il respiro, dobbiamo accettare l'avvertimento. Così anche le sensazioni ci avvertiranno che c'è qualcosa che non funziona. Allora, così avvertiti, iniziamo a osservare il respiro, iniziamo a osservare le sensazioni. E ben presto scopriamo che la negatività svanisce.
Questo fenomeno mentale-fisico è come una medaglia a due facce. Da una parte ci sono tutti i pensieri e le emozioni che sorgono nella mente, dall'altra il respiro e le sensazioni nel corpo. Ogni pensiero o emozione, ogni impurità mentale che sorge, si manifesta nel respiro e nella sensazione di quel momento. Così, osservando il respiro o le sensazioni, stiamo di fatto osservando le impurità mentali. Anziché sfuggire al problema, affrontiamo la realtà così come è. Scopriremo che le impurità perdono la loro forza e non riescono più a travolgerci come in passato. Se perseveriamo, alla fine esse scompaiono completamente e cominciamo a vivere una vita pacifica e felice, una via progressivamente libera dalle negatività.
In questo modo la tecnica di auto-osservazione ci mostra la realtà nei suoi due aspetti: esterno e interno. Fino ad ora abbiamo sempre guardato all'esterno, lasciandoci sfuggire la verità interiore. Abbiamo sempre cercato fuori di noi la causa della nostra infelicità; abbiamo sempre incolpato e cercato di cambiare la realtà esterna. Ignorando la realtà interiore non abbiamo mai compreso che la causa della sofferenza giace dentro di noi, nelle nostre cieche reazioni alle sensazioni piacevoli e spiacevoli.
Ora, con la pratica, riusciamo a vedere l'altra faccia della medaglia. Diventiamo consapevoli del respiro e di ciò che accade dentro di noi. Che si tratti di respiro o di sensazione, impariamo a osservare semplicemente, senza perdere l’equilibrio mentale. Smettiamo di reagire, smettiamo di moltiplicare la nostra miseria. Invece, lasciamo che le impurità si manifestino e poi svaniscano.
Più si pratica questa tecnica e più rapidamente le negatività si dissolveranno. Gradualmente la mente si libera dalle impurità, e diviene pura. Una mente pura è sempre piena di amore, amore disinteressato per gli altri, piena di compassione per le debolezze e le sofferenze degli altri; gioiosa dei loro successi e della loro felicità; piena di equanimità in ogni situazione.
Quando si arriva a questo stadio, tutto l'andamento della propria vita cambia. Diventa impossibile fare - verbalmente o fisicamente - qualcosa che disturbi la pace e l'armonia degli altri. Anzi, la mente equilibrata non solo diventa piena di pace, ma anche l’atmosfera circostante diverrà colma di pace e armonia, e questo inizierà a influenzare anche gli altri, e ad aiutarli.
Imparando a rimanere equilibrati di fronte a qualsiasi esperienza interiore, si sviluppa il distacco anche da tutto ciò che si incontra nelle situazioni esterne. Questo distacco non è però fuga o indifferenza riguardo ai problemi del mondo. Coloro che praticano regolarmente Vipassana diventano più sensibili alle sofferenze degli altri e fa del suo meglio per alleviarle - non con l’agitazione, ma con una mente piena di amore, compassione ed equanimità. Imparano la santa indifferenza: come essere pienamente impegnati, pienamente coinvolti nell’aiutare gli altri, mantenendo allo stesso tempo una mente equilibrata. Così, mentre si lavora per la pace e la gioia degli altri, si rimane felici e in pace.
Questo è ciò che ha insegnato il Buddha, un'arte di vivere. Egli non fondò e non insegnò una religione o un “ismo”. Non istruì mai i suoi seguaci a praticare riti o rituali, delle vuote e cieche formalità. Al contrario, insegnò a osservare semplicemente la natura così come è, osservando la propria realtà interiore. Per ignoranza continuiamo a reagire in modi che sono nocivi per noi e per gli altri. Ma quando la saggezza sorge - la saggezza di osservare la realtà così come è - allora si esce dall'abitudine di reagire. Quando smettiamo di reagire ciecamente, allora diveniamo capaci di agire davvero - con azioni che nascono da una mente equilibrata, una mente che vede e comprende la verità. Tali azioni non potranno essere che positive, creative, utili per noi stessi e per gli altri.
Ciò che è necessario, allora, è “conoscere se stessi”, un consiglio che è stato ripetuto dai saggi di ogni tempo. Ci si deve conoscere non solo a livello intellettuale, al livello delle idee e delle teorie, né solo a livello emozionale o devozionale, accettando ciecamente ciò che abbiamo ascoltato o letto. Questa conoscenza non è sufficiente. Si deve invece conoscere la realtà a livello effettivo. Si deve sperimentare direttamente la realtà di questo fenomeno mentale e fisico: solo questo ci aiuterà a liberarci dalle sofferenze.
Questa esperienza diretta della nostra realtà interiore, questa tecnica di auto-osservazione viene chiamata “meditazione Vipassana”. Nella lingua dell'India ai tempi del Buddha, passana significava guardare, vedere ad occhi aperti, nella maniera abituale. Ma vipassana è osservare le cose così come sono in realtà, non semplicemente come sembrano essere. Si deve penetrare la verità apparente fino a raggiungere la verità fondamentale dell'intera struttura mentale e fisica. Quando si sperimenta questa verità, si impara a non reagire più ciecamente, a non creare più negatività; e così, naturalmente, le vecchie negatività saranno gradualmente eliminate. Ci liberiamo dalla miseria e sperimentiamo vera felicità.
L’apprendimento, durante un corso di meditazione Vipassana, si svolge in tre passi. In primo luogo ci si deve astenere da ogni azione fisica e verbale che disturbi la pace e l'armonia degli altri. Non si può lavorare per liberarsi dalle impurità della mente e, nel contempo, continuare a compiere atti, con il corpo e con la parola, che le moltiplichino. Quindi, un codice di moralità è il primo passo essenziale della pratica. Ci si impegna a non uccidere, a non rubare, a non avere un comportamento sessuale scorretto, a non mentire e a non usare intossicanti. Astenendosi da queste azioni, si permette alla mente di acquietarsi quanto basta per procedere ulteriormente.
Il passo successivo è quello di sviluppare la padronanza su questa nostra mente selvaggia, esercitandola a rimanere fissa su di un solo oggetto: il respiro. Si cerca di mantenere la propria attenzione sulla respirazione il più a lungo possibile. Non si tratta di un esercizio di respirazione; non si deve controllare il respiro. Si osserva la respirazione naturale così come è, mentre entra e mentre esce. In questo modo si acquieta ulteriormente la mente, così che non venga più sopraffatta da intense negatività. Nel contempo si sta concentrando la mente, la si rende acuta e penetrante, capace di lavorare più in profondità.
Questi due primi passi, condurre una vita morale e controllare la mente, sono necessari e benefici di per se stessi, ma conducono alla soppressione delle negatività se non viene compiuto il terzo passo: purificare la mente dalle impurità, mediante lo sviluppo di una percezione diretta della propria natura. Questo è Vipassana: sperimentare la propria realtà tramite l'osservazione sistematica e spassionata dentro di noi del fenomeno mente-materia, che è in continuo mutamento e che si manifesta come sensazioni. Questo è l'apice dell'insegnamento del Buddha: auto-purificazione mediante auto-osservazione.
È qualcosa che può essere praticato da chiunque. Tutti affrontano il problema della sofferenza. È una malattia universale che richiede un rimedio universale, non un rimedio settario. Quando si soffre a causa della rabbia, non si tratta di rabbia buddista, induista o cristiana: la rabbia è rabbia. E quando ci si agita a causa della collera, non è un’agitazione cristiana, induista o buddista. La malattia è universale. Anche il rimedio dev’essere universale.
Vipassana è questo rimedio. Nessuno obietterà nei confronti di un codice di vita che rispetta la pace e l'armonia degli altri. Nessuno obietterà verso lo sviluppare il controllo della mente. Nessuno può avere obiezioni verso lo sviluppare la comprensione profonda della propria natura, una comprensione che permette di liberare la mente dalle negatività. Vipassana è una via universale.
Osservare la realtà così come è, osservando la verità al proprio interno: questo è conoscersi direttamente ed esperienzialmente. E a mano a mano che si pratica, ci si libera dalla miseria delle impurità mentali. Dalla verità grossolana, esteriore, apparente, si penetra fino alla verità ultima della mente e della materia. Poi la si trascende e si sperimenta una verità che sta oltre la mente e la materia, oltre il tempo e lo spazio, oltre il campo condizionato della relatività: la verità della totale liberazione da tutte le negatività, tutte le impurità, tutte le sofferenze. Non ha importanza che nome si dia a questa verità ultima: essa è la meta finale per tutti.
Che tutti voi possiate sperimentare questa verità ultima. Possano tutti liberarsi dalle loro impurità, dalla loro miseria. Possano godere della vera pace, della vera armonia, della vera felicità.
CHE TUTTI GLI ESSERI SIANO FELICI